Oggi è stato correttamente osservato che, se si invita D'Alema a parlare del caso Scajola, e lo si mette a confronto con il co-direttore del Giornale, il risultato è, come minimo, un "vada a farsi fottere." Nel 1996, infatti, il Massimo del Pd (allora PDS) era stato pizzicato a pagare un affitto un po' bassino in proporzione all'appartamento di Trastevere che occupava; quando Sallusti, ha provato a ricordarglielo, martedì scorso a Ballarò, lui si è inalberato. Con conseguente e reciproco scambio di complimenti.
E allora tutti giù a dire che bisognerebbe scandalizzarci e invece non ci scandalizziamo più, che i partecipanti ai talk show somigliano alle casalinghe al mercato, che i conduttori sono nient'altro che venditori di fumo, petulanti e tendenziosi. Ma non è questo il punto della questione: il punto è che nessuno è così masochista da costringersi a guardare, a fine giornata, "loro" che urlano in televisione.
Ieri sera, comunque, ho deciso di correre il rischio e, con mia grande sopresa, l'ho scampata.
Ora, bisogna dire che di solito Santoro tiene il polso della discussione con discreta fermezza, ma sempre di un'arena si tratta e il battibecco è inevitabile. Ieri sera però (incredibile ma vero) ognuno degli invitati ha fatto il proprio intervento senza essere interrotto (o quasi: c'era Belpietro), tanto che lo spettatore ha avuto addirittura l'impressione di capire di cosa si stesse parlando. E, alla fine, ha potuto andare a dormire riflettendo su quello che aveva ascoltato.
Gli autori, infatti, avevano scelto di fare una trasmissione di cronaca. Cronaca e commento. Gli ospiti erano cinque giornalisti e un professore di storia contemporanea; nemmeno un ministro, un capogruppo, un onorevole, nemmeno un piccolo sindaco senza cravatta. Niente. Solo cinque giornalisti e un professore, che -sia detto per inciso- ha fatto osservazioni un po' ovvie. In più, i servizi di routine, due incursioni della Guzzanti e il contributo di Monicelli che, a 90 anni e in un paese dove i giovani non si prendono il disturbo di pensare a certe cose, crede nella rivoluzione.
Niente politici niente rissa.
Se è stato il Caso, speriamo che ci grazi ancora.
E allora tutti giù a dire che bisognerebbe scandalizzarci e invece non ci scandalizziamo più, che i partecipanti ai talk show somigliano alle casalinghe al mercato, che i conduttori sono nient'altro che venditori di fumo, petulanti e tendenziosi. Ma non è questo il punto della questione: il punto è che nessuno è così masochista da costringersi a guardare, a fine giornata, "loro" che urlano in televisione.
Ieri sera, comunque, ho deciso di correre il rischio e, con mia grande sopresa, l'ho scampata.
Ora, bisogna dire che di solito Santoro tiene il polso della discussione con discreta fermezza, ma sempre di un'arena si tratta e il battibecco è inevitabile. Ieri sera però (incredibile ma vero) ognuno degli invitati ha fatto il proprio intervento senza essere interrotto (o quasi: c'era Belpietro), tanto che lo spettatore ha avuto addirittura l'impressione di capire di cosa si stesse parlando. E, alla fine, ha potuto andare a dormire riflettendo su quello che aveva ascoltato.
Gli autori, infatti, avevano scelto di fare una trasmissione di cronaca. Cronaca e commento. Gli ospiti erano cinque giornalisti e un professore di storia contemporanea; nemmeno un ministro, un capogruppo, un onorevole, nemmeno un piccolo sindaco senza cravatta. Niente. Solo cinque giornalisti e un professore, che -sia detto per inciso- ha fatto osservazioni un po' ovvie. In più, i servizi di routine, due incursioni della Guzzanti e il contributo di Monicelli che, a 90 anni e in un paese dove i giovani non si prendono il disturbo di pensare a certe cose, crede nella rivoluzione.
Niente politici niente rissa.
Se è stato il Caso, speriamo che ci grazi ancora.
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